La Torre può essere considerata uno dei simboli (oltre al Duomo) del fervore culturale che anima il Settecento clarense. Mentre il coro del Duomo, compiuto nel 1722, è ancora legato alla sintassi tardo-barocca del secolo precedente, nella seconda metà del Settecento, grazie a maggiori disponibilità economiche e a un più alto livello della classe dirigente, Chiari risulta fortemente allineata, già dal primo momento, con il rinnovamento culturale in senso classicista operato a Brescia dal cardinal Querini.

La compostezza classica e la plasticità dei volumi della nuova Torre, iniziata nel 1757, opera di Antonio Marchetti, riflette pienamente questo nuovo sentire artistico. Dall’alto dei suoi 55 m la Torre, considerata da sempre il simbolo della città di Chiari, domina la piazza. Formata da un alto basamento in bugnato e cella campanaria a quattro fornici classici con elegante balaustra, presenta su ogni facciata un orologio con lo sfondo del colore della rispettiva quadra su cui si affaccia.

Il Marchetti aveva previsto sopra la balaustra, conclusa da un cornicione a dentelli, un ulteriore coronamento che non fu mai compiuto nonostante la Città abbia più volte commissionato il completamento del progetto, senza però mai metterlo in atto. Per questo la Torre è stata definita la “magnifica incompiuta” presenza reale, ma anche simbolica della città: «la Torre di Chiari... è il sogno, l’oggetto dei desideri, il simbolo, il luogo per eccellenza...» (M. Facchetti).

Da "La Guida di Chiari" a cura di Ivana Venturini

(LA) 

«Maxima, sublimis quae surgit ad aethera, Turris, suppositosque agros despicit atque juga:inconcussa, potens, atris inimica procellis,non frustra excelso vertice pervigilat.»

(IT) 

«Massima Torre che sublime estolli,la granitica mole inver le stelle,guarda i campi fecondi e i verdi colli,nemica delle torbide procelle;incrollata,potente,all'uom vedetta,sei non invano dall'accelsa vetta.»

(Lirica Morcelliana "De Turri maxima Clarensium" sulla Torre Civica)

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